Fattore “W” come welfare, come “sistema sociale” Tra le categorie a maggior rischio “sociale”, per un welfare più incisivo, ci sono le donne, su cui grava ancora sensibilmente il carico familiare; i minori, privi di una reale tutela; gli anziani con evidenti difficoltà economiche ed in precarie condizioni di salute; i disabili il cui accesso ai diritti è ostacolato; gli immigrati che rimangono privi di ogni mezzo di sostentamento, senza fissa dimora e che hanno perso il sostegno della famiglia; le persone con patologie mentali; i detenuti ex-detenuti. Il welfare state, quindi, altro non è che lo “stato di benessere”, il sistema sociale che intende garantire a tutti i cittadini la fruizione dei servizi ritenuti indispensabili. La nostra definizione di “sociale”, la possiamo riassumere nella parola “persona”, intesa come il bambino, il giovane, l’adulto, il pensionato, l’anziano, il disabile, ecc.. Il bambino: per sostenere ed agevolare (nel lavoro) i genitori si intende sviluppare un contesto socio-ambientale favorevole a migliorare la qualità della vita per la famiglia, attraverso asili nido, parco giochi e spazi verdi. Il giovane: vanno sostenute tutte le associazioni, movimenti e club sportivi; intensificare iniziative di formazione ed informazione giovanile creando luoghi di cultura e di istruzione, cercano anche di incentivare il volontariato. L’adulto: tassello fondamentale del tessuto sociale per la creazione di una famiglia a cui si devono provare a dare strumenti di “flessibilità e sicurezza” nel mercato del lavoro, in un momento così difficile. Il pensionato: nuova risorsa per la comunità, che si presta a ruoli sempre più consolidati e preziosi (nonno/a- sitter; nonno- vigile; nonni-volontari nel sociale) a cui vanno riconosciuti momenti di formazione. L’anziano: persona a cui si deve il massimo rispetto, memoria storica della comunità, a cui vanno stimolati momenti di aggregazione, aiuto per quelli non autosufficienti (a domicilio attraverso l’opera di volontari preferibilmente pensionati supportati da giovani), istruire al telesoccorso, sconfiggere l’isolamento attivando interventi a sostegno di chi assiste persone anziane (creando degli incentivi “ad hoc” per le famiglie: ad esempio, una riduzione della tassa sui rifiuti). Sono cambiati i bisogni, le domande, le aspettative di vita della popolazione e parallelamente anche gli strumenti con cui le istituzioni rispondono a queste attese. La complessità dei problemi spinge i Comuni a trovare soluzioni politico-amministrative in modo da contrastare tutte le forme di marginalità, vecchie e nuove, nel contesto urbano e soprattutto tener conto della “Terza età”. Per le persone diversamente abili, proponiamo di favorire la creazione di strutture di eccellenza nel settore riabilitativo (centri, piscine, palestre, ecc.), anche per non lasciare sole queste persone, quando i genitori non sono più in vita od in grado di dare assistenza. Per una società sempre più “rosa”, si propone di creare uno sportello che informi sulle opportunità d’imprenditoria femminile; promozione di strutture/servizi all’infanzia; strumenti d’inserimento delle donne nel mondo del lavoro. Le risorse economiche sono un problema, certamente, e non sarà possibile avere tutto e subito: ma non tener conto delle “risorse” umane, che ci sono, è ancora peggio. Il capitale umano è la vera risorsa. |