Il Consiglio Comunale del Comune di San Severo, nel corso dell’ultima seduta, su proposta della CIA – Agricoltori italiani – Provincia CIA Capitanata, ha approvato un ordine del giorno A SOSTEGNO DEI CEREALICOLTORI PUGLIESI sottoscritto dai Consiglieri Comunali: Michele De Lilla, Antonio Bubba, Michele Santarelli, Maurizio Spina, Ondina Inglese, Antonio Carafa, Michele del Sordo, Morena Fontanello, Gianfranco Di Sabato e Lidya Colangelo.
Premesso che l’agroalimentare è il primo settore produttivo del Paese.
Rilevato che la Puglia è la prima produttrice italiana di grano duro, con una media che negli ultimi anni si è attestata attorno ai 9,5 milioni di quintali annui, il 30% dell’intera produzione nazionale.
Rilevato che nel 2023 è diminuito il numero di aziende agricole che hanno deciso di seminare a grano duro i loro terreni. È quanto emerge dall’indagine ISTAT sulle intenzioni di semina pubblicata pochi giorni fa. Il dato, con un decremento del 3,2%, è ricavato da una ricerca su un campione di 15mila aziende. “Decrescono la superficie agricola coltivata e il prezzo del grano duro italiano, che nel giro di un anno è diminuito di un terzo; allo stesso tempo, aumentano i prezzi di tutti i prodotti trasformati della stessa filiera: dalla semola, al pane e alla pasta, come confermano le rilevazioni del Mise. Il primo e più importante anello della filiera è penalizzato, tutti i segmenti successivi raccolgono i profitti di una vera e propria esplosione dell’export: nel 2022, le esportazioni di pasta italiana sono cresciute del 5,1%, del 31% in termini di valore, per un totale di 3,7 miliardi. La Facoltà di Agraria dell’Università di Bari, di recente, ha calcolato in 1.370 euro il costo complessivo sostenuto da un cerealicoltore pugliese per seminare, coltivare, curare e raccogliere il grano prodotto da un ettaro di terra. Il prezzo medio di un chilo di pasta realizzato con semola di grano duro, secondo un’indagine di Assoutenti, è di 1,95 euro, ma può arrivare fino a 4,7 euro; per un chilo di pane, il prezzo medio è di 4,7 euro ma a Ferrara arriva a 9,8 euro secondo le rilevazioni ufficiali del Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Rilevato che risulta necessario sostenere le produzioni con specifici e rapidi interventi che assicurino la tenuta della competitività delle imprese, in particolare quelle cerealicole, che stanno affrontando i rincari senza però poter ammortizzare questi maggiori costi, con prezzi del grano che pareggino almeno tali costi. Rilevato che il prezzo del cereale simbolo del Made in Italy lo determinano i grani esteri che, a differenza di quello italiano, sono prodotti con standard qualitativi, di salubrità e costi di produzione molto più bassi. Il crollo in caduta libera del valore riconosciuto al grano duro è un sonoro schiaffo sul volto della nostra agricoltura. Considerato che il prezzo del grano è sceso del 40 % nelle ultime settimane, mentre il prezzo della pasta sullo scaffale è aumentato in media del 30%, foraggiando sistemi speculativi che rendono i consumatori ignari riguardo la provenienza del grano dal quale sono state ricavate le farine che compongono la pasta e prodotti da forno. Vista la proposta della Cia – Agricoltori italiani, di promuovere una petizione popolare on-line per la salvaguardia e valorizzazione del grano e della pasta Made in Italy a tutela dei consumatori e dei produttori italiani;
FA VOTI
perché il governo nazionale si adoperi perché: venga revocata la decisione di proroga dell’istituzione di Granaio Italia e, dunque del Registro Telematico dei Cereali definito “Granaio Italia” al fine di tutelare i consumatori della filiera del pane e della pasta, poiché il monitoraggio più stringente sulle operazioni di carico e scarico dei cereali, anche di quelli importati, aumenta la sicurezza alimentare. Vengano rafforzati gli strumenti di sostegno alla produzione come i contratti di filiera che abbiano in parte come base di partenza i costi medi di produzione definiti da un ente terzo (Ismea – Università). Venga ripristinata la CUN (Commissione Unica Nazionale). Si studino, infine, nuovi strumenti che certifichino i costi di produzione di grano duro, vigilando contro la speculazione che troppo spesso porta le quotazioni ben al di sotto di tali costi. Si aumentino i controlli riguardo il corretto rispetto dell’etichettatura 100% grano duro italiano rendendoli strutturali e continuativi. Si valorizzi meglio la pasta 100% con grano italiano anche attraverso adeguate campagne di promozione. Si aumentano i controlli e le verifiche nei porti e ai confini sulle importazioni di grano dall’estero. Si valuti l’ipotesi di una interprofessione dei cereali, con una specificità per il grano duro, come strumento di modernizzazione del settore. Si incentivi la ricerca pubblica e privata per garantire miglioramento delle rese e delle qualità. Si proceda alla immediata revisione della riforma PAC 2023-2027, fortemente penalizzante per il settore cerealicolo e del grano duro in particolare. Sostenere al livello europeo l’etichettatura della pasta made in Italy 100% grano italiano. Ed affinché il governo regionale pugliese si adoperi per: L’immediata pubblicazione dei bandi regionali in attuazione del CSR 2023-2027 relativamente alle misure a superfice, nonché revisione degli importi unitari per ettaro.
Il presente ordine del giorno viene inviato al Ministro della Sovranità Alimentare e delle Foreste, al Presidente della Regione Puglia, all’Assessore all’Agricoltura della Regione Puglia.
SAN SEVERO, 27 luglio 2023