Fattore “R”

 

 

Fattore “R” come randagismo

 

Difficile far capire davvero il problema randagismo in provincia di Foggia, così come ci dicono gli esperti interpellati; com’è difficile trovare soluzioni o se si dovessero trovare, resta difficile coordinare tutti gli organi interessati a far si che questo fenomeno trovi una risoluzione definitiva.

Il Centro Democratico ha interpellato la responsabile provinciale dell’Organizzazione Internazionale Protezione Animale (OIPA), la sanseverese, Linda Tortorelli:

“Proverò a far capire quello che viviamo tutti, prendendo come esempio San Severo:

tra cani in canile (con gestione ENPA) 560 circa cani, liberi in città 250 circa cani e i tanti cani che si nascondono tra le campagne difficili da censire, San Severo rappresenta una delle città in provincia di Foggia con il più alto tasso di cani randagi a cui si aggiungono i conseguenti problemi che ne derivano.

Il canile sanitario può contenere 450 cani ed invece è in sovraffollamento con 560 presenze.

Gabbie affollatissime, cani negli uffici, nei bagni: cani ovunque.

Il Comune di San Severo,  quindi i contribuenti, paga per mantenerne solo 240. I cani vengono accalappiati, microchippati e sterilizzati. Dopo il ricovero in canile sanitario vengono re-immessi sul territorio. Restano dentro cani anziani, cani malati e cuccioli in attesa di adozioni o comunque di essere sterilizzati: se non vengono adottati finiscono per strada.

I cani  di qualsiasi taglia sono ovunque: alla stazione ferroviaria, nel centro storico, nelle periferie e nelle zone industriali.

La gente non ne può più!

Una piccola percentuale cerca di difenderli e di aiutarli fornendo loro cibo, acqua ed una coperta d’inverno mentre il resto dei cittadini li avvelenano, li allontanano con calci, bastonate, pietre, lanciando anche bottiglie e petardi. Non si fanno problemi e si divertono pure ad investirli dando loro la caccia. Gli animali, spaventati, tentano, a volte  con scarse possibilità, di rifugiarsi da qualche parte per sfuggire alla cattiveria umana. Ne ho trovati tantissimi morti così; ne ho piante troppe di carcasse. Ovviamente nessuno vede, nessuno parla.

Gli scontri non mancano tra animalisti e chi non ama i randagi.

Questi ultimi reagiscono con offese ed ‘alzano le mani’ solo perché gli animalisti mettono cibo e acqua ai randagi.  Io sono una di quegli animalisti offesi, presi a sassate, minacciati e perseguitati. Ma io non mi arrendo e vado avanti. Molti, però, rinunciano e non aiutano più i randagi solo per paura. Le istituzioni fanno davvero poco e quello che fanno è solo perché animalisti ed associazioni premono e minacciano denunce.

Si cerca di fare qualcosa solo in periodi politicamente interessanti.

Asl e Comuni piangono miseria dicendo che non ci sono fondi per aiutare i randagi e magari poi si scopre degli enormi sprechi economici che non servono a nulla. Le Forze dell’Ordine collaborano poco ed a volte liquidano in malo modo i cittadini che segnalano qualche randagio in difficoltà.

Nessuno fa e nessuno vuole fare nulla.

Si collabora poco e se si riesce ad aiutare un cane lo si fa dopo essersi fatto un ‘fegato amaro’ tra incazzature, telefonate su telefonate e perdita di tempo.

Chi ha l’obbligo di fare non fa: siamo alle solite.

I bambini nei confronti dei randagi? Scappano spaventati come se vedessero mostri cattivi o li affrontano con calci, sassate e bastonate. Non bisogna stupirsi se qualche cane riesce a sfuggire ai colpi e a difendersi mostrando i denti. Non ci sono campagne educative nelle scuole, a molti non interessa: sono animali e basta!

I randagi vengono sterilizzati e microchippati  ma  i cani di proprietà no.

I futuri randagi nascono da questi: non ci sono controlli a tappeto per i microchip.

Asl e Comuni bloccano le associazioni che cercano di fare questo tipo di lavoro, a mio parere importantissimo.

Il problema del randagismo sembra una storia infinita. Asl e comuni che cambiano sempre sistema di aiuti nei confronti dei cani. Il problema del randagismo io lo vedo come una catena formata da tanti anelli. Ogni anello rappresenta un organo: Comune, Asl, Forze dell’Ordine, Associazioni, cittadini. Se uno di questi non collabora la catena si spezza.

Chi non vuole fare impedisce chi vuole fare.

In molti (veterinari, esperti, cittadini, volontari,associazioni) partono con la voglia di dare una mano, gratuitamente o con poco, ma vengono sconfitti dai tanti ‘no’ e ostacoli che Asl e comuni e in parte le Forze dell’Ordine rispondono. I più testardi ci riprovano ma il 99% abbandona.

Comuni, Asl, Forze dell’Ordine e cittadini sono poco informati  sui loro doveri e sui diritti degli animali ed agiscono con ignoranza, superficialità ed arroganza. 

Regnano i nullafacenti che pensano a riempirsi le tasche.

Eppure basterebbe valutare gli sprechi che ci sono per investirli in cose utili. Basterebbe gente seria e competente. Basterebbe collaborazione. Basterebbe guardare negli occhi dei randagi ed ascoltare i loro cuori. Basterebbe fare quello che faccio io, vivere  per strada le esperienze dei randagi”.

 

 

 

 

 

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